
Cosa vogliamo fare con la tecnologia?
Viviamo in una società sempre più aperta, interconnessa, liquida in cui serve fare crowdfunding di idee dal basso.
Solo così potremo rivoluzionare i paradigmi e scalare i cambiamenti del XXI secolo che sono arrivati repentini a seguito di una pandemia che avremmo potuto affrontare con mezzi molto diversi da quelli del Novecento se avessimo investito sulle infrastrutture digitali e sui sistemi di analisi statistica.
Da qualche anno la blockchain è utilizzata in diversi paesi asiatici per migliorare la standardizzazione, l’efficienza e la velocità con cui vengono raccolti e organizzati i dati necessari a un approccio più integrato alla salute pubblica.
Un cambiamento così radicale non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini, che sono tutti dei pre-pazienti che devono cercare di diventare pazienti il più tardi possibile.
Come farlo? Attraverso un processo di coinvolgimento e alfabetizzazione digitali che vedono il cittadino partecipe e protagonista nella raccolta corretta dei dati per la successiva analisi preventiva di fenomeni complessi che riguardano la salute pubblica, un bene così importante e primario per il quale ognuno di noi è certamente disposto a rinunciare a un pezzo della propria privacy in cambio di attività pubbliche preventive che aiutino ciascuno ad essere informato sui fattori di rischio e a gestirli di conseguenza.
Insomma, io sono certamente tra coloro che si definiscono “ottimisti” guardando al 2050, a un futuro promettente delle relazioni uomo-macchina, dell’IA, del machine learning, della libertà, della trasparenza e democrazia potenzialmente coltivabili grazie alla moltitudine: la rete sempre più grande di persone che accedono alle conoscenze e possono produrre dal basso idee e novitá, senza essere necessariamente esperti (crowdfunding di idee) sarà un cambio di paradigma importante che vedrà protagonista nel XXI secolo una moltitudine aperta e innovativa a fronte di un nucleo in difesa e tendenzialmente conservatore del XX secolo.