
Dalla “democrazia maggioritaria” alla “democrazia negoziale”
Il 17 giugno 2020 a Villa Pamphilj, gli industriali del “quarto capitalismo” hanno scelto di stare né con il Governo né con l’opposizione verso la quale muovono l’accusa condivisibile di 25 anni di immobilità.
Il loro programma ha una matrice liberal-socialista che va dal mercato del lavoro al fisco, dalla sostenibilità energetica e ambientale alla nuova fabbrica digitale, dalle città del futuro all’Europa.
Una riflessione importante di Bonomi è stata il passaggio dalla “democrazia maggioritaria” alla “democrazia negoziale”, conseguibile con una nuova legge elettorale, che deve cambiare verso il sistema proporzionale per dare meno spazio ai partiti personali e alle leadership individuali e far crescere di più le comunità politiche e le leadership diffuse, con l’obiettivo di produrre meno disuguaglianze è più inclusione.
È un nuovo modello politico, che molti giovani non hanno potuto osservare e tanto meno sperimentare, che rimanda alla “concertazione” tipica dei primi anni Novanta, indispensabile in un momento in cui le economie devono essere più coordinate per un benessere diffuso e duraturo. La maggioranza giallo-verde così come quella gialla-rossa si sono rivelate deboli e in un momento in cui si devono assumere decisioni strategiche (a titolo di puro esempio, ricordo il MES, le Autostrade, l’Alitalia) è necessario radunare i migliori rappresentanti delle leadership diffuse che non necessariamente devono coincidere con i capi politici e i loro codazzi.