
DL Clima: Ripensare Rapporto con Banche e Finanza
TIRABOSCHI (FI) Roma, 20 Novembre 2019
“Il nostro timore è che le indicazioni contenute in questo decreto resteranno sulla carta e non produrranno effetti concreti per la lotta al riscaldamento globale del pianeta, se non quello di aumentare le microtasse E’ arrivato infatti il momento per la politica di dettare l’agenda alla grande finanza e non il contrario, perché non possiamo ritenere scollegato il tema della sostenibilità ambientale da quello della finanza e dei mercati”.
A sottolinearlo la senatrice di Forza Italia, Virginia TIRABOSCHI, nel corso del suo intervento a palazzo Madama sul decreto clima. Ricordando che la dimensione corretta per affrontare la questione dei cambiamenti climatici e delle loro ricadute sul mondo delle imprese e dell’economia “è assolutamente internazionale”, ha osservato la senatrice azzurra “in un mondo dominato da Trump, Bolsonaro, Putin e dalle aziende petrolifere che li sostengono, così come dalle grandi banche, dai fondi di investimento e dalle compagnie di assicurazione come si possono concretamente raggiungere gli obiettivi del trattato di Parigi? Impossibile a meno che il cambiamento climatico non sia accompagnato da altri due: culturale e politico”.
TIRABOSCHI ha puntato il dito contro “il mondo della finanza, dei grandi fondi quali BlackRock, delle più potenti banche internazionali quali Chase e delle compagnie di assicurazione che hanno una responsabilità nella crisi climatica avendo continuato ad assicurare prestiti e polizze assicurative alle aziende che investono in prodotti petroliferi e non in energie rinnovabili”.
Sottolineando la presa di distanza di alcune banche europee (Crédit Agricole) e asiatiche “che hanno smesso di fare affari con aziende che espandono la loro attività nel settore del carbone, qual è il messaggio – ha concluso la senatrice azzurra – che la politica italiana dà alle maggiori banche italiane? Forse, se si volesse dare un segnale al sistema bancario e assicurativo si potrebbe avviare un’azione collettiva che spinga i cittadini a mettere i propri risparmi in banche di piccole dimensioni, radicate sui territori, che non investono in aziende petrolifere, piuttosto che tassare le auto o la plastica e adottare misure fiscali coercitive che hanno scarsa efficacia soprattutto se si pensa alle ricadute economiche sul sistema produttivo e sulla tenuta sociale del paese”.