
Perché è scoppiata la guerra del petrolio?
Perché è scoppiata la guerra del petrolio?
Il 9 marzo il prezzo del petrolio è crollato del 30%, facendo registrare il calo peggiore in un solo giorno dagli inizi della guerra del Golfo nel 1991.
Perché è successo? Proviamo a riflettere insieme.
L’Arabia Saudita voleva spingere l’Opec e la Russia a tagliare in modo più consistente la produzione per sostenere il prezzo del petrolio. Quando però Mosca ha ostacolato il piano, Riyadh ha risposto aumentando la produzione e offrendo il suo petrolio a prezzi scontati. Secondo gli analisti, Riyadh ha voluto dimostrare la propria volontà di tenere testa alla Russia e ad altri paesi che esportano a prezzi più alti.
Perché la Russia non ha accettato di tagliare la produzione?
Subito, Mosca ha dichiarato di voler valutare l’impatto complessivo del corona virus sulla domanda di petrolio, ma è altresì evidente che abbia voluto mettere alla prova le aziende statunitensi che estraggono il petrolio con la tecnica del fracking (molto contestata per i danni ambientali) che ha trasformato gli Stati Uniti nel principale produttore di petrolio al mondo, sottraendo clienti alla Russia e all’Arabia Saudita.
Cosa potrebbe succedere al fracking statunitense?
Il crollo dei prezzi è arrivato in un momento difficile per il settore del fracking che, da un lato, ha fatto sicuramente crescere la produzione di petrolio nell’ultimo decennio, ma dall’altro, ha bruciato troppi capitali presi in prestito, allontanando gli investitori e rischiando di far saltare il settore, fatto da molti piccoli produttori indipendenti, se il calo dei prezzi diventasse importante, scenario verosimile, visto che il Coronavirus non fa prevedere una rapida risalita dei prezzi, in calo anche per una domanda mondiale di petrolio molto più bassa rispetto alle previsioni.
I prezzi bassi causerebbero qualche difficoltà non solo agli Stati Uniti, ma anche alla Russia di Putin che non riuscirebbe a mantenere la sua promessa di investire nelle infrastrutture e nei servizi sociali.