
IA e tecnologie per fermare il contagio
Non si può dire che non ne abbia mai parlato.
Se andate a vedere le mie attività vi renderete conto che fin da gennaio 2019 parlo di digitalizzazione, di Intelligenza Artificiale e di strumenti innovativi per cambiare il paradigma di crescita e sviluppo del nostro Paese, ormai al palo da oltre 10 anni.
Oggi è quantomai attuale che stiamo combattendo il virus con le armi del Novecento: pattuglie di forze dell’ordine mai sufficienti quando invece basterebbe tracciare ogni contatto attraverso cessione dei dati da parte degli operatori mobili e utilizzare le tecnologie efficienti per controllare il rispetto delle regole con risparmio di risorse umane.
Poiché i dati vengono già conservati dagli operatori telefonici per un lungo periodo in caso l’autorità giudiziaria ne richieda l’utilizzo, è possibile ricostruire velocemente i contatti di ogni singolo contagiato nelle 2 settimane precedenti. A ciò si aggiunge che molte applicazioni, quali Facebook, Google maps, Uber, Deliveroo, utilizzano il Gps degli smartphone per fornire la localizzazione del telefono, autorizzata dal possessore nelle condizioni iniziali. Questa localizzazione è molto precisa, infatti Uber ti prende all’angolo e Deliveroo legge l’indirizzo di casa.
In Corea del Sud alcune di queste applicazioni sono già in funzione e i numeri dicono chiaramente che imponendo una quarantena collettiva con dall’inizio e l’utilizzo dei dati degli operatori mobili, le autorità dono riuscite ad arrestare la curva epidemica in poco meno di un mese.
Il Presidente Trump ha ricevuto i vertici di Google e Facebook per chiedere la loro disponibilità a collaborare replicando il modello coreano che è stato studiato come caso-scuola dall’OMS.
E in Italia cosa succede, mentre la pandemia continua subdola a mietere vite umane e a breve causerà morti economici epocali? Si ragiona sulla privacy e la politica non assume velocemente e con coraggio la decisione di una gestione anonima dei dati che vengono distrutti, senza ledere la libertà di ognuno di noi, quando questo incubo sarà finito.
Riflettiamo insieme su quanto ognuno di noi fa spontaneamente quando fornisce la propria localizzazione per utilizzare mappe digitali, prendere un taxi o ordinare del cibo. Questi dati oggi sono in possesso di piattaforme quali Google, Facebook, ecc., tutte estere e il nostro Paese è ancora fermo ai ragionamenti filosofici sull’opportunità di comprimere uno spazio di libertà personale, che non significa affatto ledere i diritti umani di ognuno di noi, in cambio di una sicurezza generale personale e della comunità di appartenenza.