
ICO Valley: una chance per la ripartenza globale dell’Italia dopo la pandemia
Articolo di Pietro Fiocchi
L’ICO Valley, una chance per la ripartenza globale dell’Italia post pandemia
L’ntervista con la Sen. Virginia Tiraboschi, membro della Commissione parlamentare per l’Industria, Commercio e Turismo L’ICO Valley “segnerà un pezzo di politica industriale italiana del XXI”
Nel pieno dell’emergenza pandemica e delle cronache moderatamente apocalittiche, è arrivata un’ottima notizia: già per il prossimo 18 settembre il progetto ICO Valley della Sen. Virginia Tiraboschi avrà un piano industriale, quelle linee guida che ci diranno quale sarà la strategia operativa di questa futura piccola Silicon Valley d’Italia.
Presentato ufficialmente lo scorso luglio, l’ICO Valley (ICO sta per Ivrea, Canavese, Olivetti), che verrà candidato a centro italiano dell’intelligenza artificiale, nasce soprattutto grazie all’iniziativa e all’estro della Senatrice Virginia Tiraboschi, esponente di primo piano della politica ed impresa italiane, membro della Commissione parlamentare per l’Industria, Commercio e Turismo.
La Senatrice, che crede tenacemente e investe nel potenziale umano e scientifico italiani, ha scelto come sede dell’ICO Valley una città che è stata simbolo della grandezza, ad intermittenza, dell’Italia contemporanea: Ivrea, “città industriale del XX secolo”, così come è stata inserita dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale.
L’ICO Valley in prospettiva sarà una fiera permanente e una piattaforma multimediale di promozione del Made in Italy, un’accademia nazionale del digitale per formare i protagonisti della quinta rivoluzione industriale, un hub tecnologico delle migliori start-up italiane, uno luogo per gli artigiani digitali dove condividere e sperimentare, lo spazio per undata center italiano ed europeo.
La Senatrice ha le idee molto chiare su come passo passo si dovrà sviluppare nel tempo la sua creazione, quali traguardi sono all’orizzonte e ci spiega che l’ICO Valley è “un progetto strategico e ambizioso, che segnerà un pezzo di politica industriale italiana del XXI secolo e che grazie al supporto delle istituzioni, nazionali e europee, potrà diventare un riferimento internazionale per le tecnologie, i servizi innovativi e, più in generale per l’economia digitale”.
È noto però che per compiere una missione di grande importanza non si può fare tutto da soli, serve saper condividere valori di interesse comune e lavorare, distribuendo oneri e onori, tra chi può e vuole dare il suo contributo, dunque l’ICO Valley “sarà un vero e proprio ecosistema in cui il pubblico, il privato, l’Università e molti capitali esteri costruiranno partenariati forti per favorire l’industria, sostenere la ricerca e l’innovazione tecnologica e far progredire in un mondo sempre più competitivo il nostro paese”.
In particolare si pone l’accento sul ruolo essenziale che la ricerca scientifica svolge nel determinare il successo di qualsiasi progetto avente al centro l’intelligenza artificiale, che è “il settore più strategico dell’economia immateriale, cresce e si implementa con forti investimenti e con eccellenze del mondo della ricerca e dell’Università che possono favorire il nascere di ecosistemi di intelligenze e saperi che, ibridando culture diverse provenienti da tutte le parti del mondo, implementano modelli innovativi in tutti i settori dell’economia reale”. Oltre al fatto che, forte di partner di rilievo, tra cui anche Olivetti e TIM, il progetto in questione “può rappresentare la sfida concreta di rilancio e governo dell’IA, un’infrastruttura che è fondamentale per la competitività e il posizionamento strategico di un paese nella geopolitica mondiale”.
A proposito di geopolitica, oggi che i fatti sono sempre più globalmente interdipendenti, vorremmo capire quale ruolo nell’idea della Senatrice possa avere il suo progetto nell’interazione con eventi di portata mondiale come il China International Fair for Trade in Services, che si è svolto nei giorni scorsi a Pechino, o il China International Import Expo, che avrà luogo a Shanghai il prossimo novembre, o ancora a realtà geoeconomiche nuove, come l’area della “Grande Baia”, l’unione tre la provincia del Guangdong, Hong Kong e Macao, già nei prossimi anni probabile massimo polo mondiale per l’innovazione digitale.
È sufficiente allora dire, lasciando immaginare i prossimi scenari, che l’ICO Valley “è il primo Hub Nazionale del Made in Italy, terzo marchio più conosciuto al mondo (dopo Coca Cola e Visa) per forza endogena di creatività e espressione di eccellenza artigianale, così come il primo Human Digital Hub che vuole dare all’innovazione tecnologica un volto umano e etico”.
Poi con riferimento ai progressi scientifici e tecnologici cinesi, la Senatrice prevede che “la vostra ricerca avanzata sul 5G, che sicuramente vi sta già spingendo verso il 6G, sarà un’occasione straordinaria per noi, per guardare a Oriente, dove trovare competenze avanzate utili a far crescere i nostri paesi, in ottica di reciprocità e confronto leale, e per voi, per osservare da vicino i modelli occidentali di comunità”.
Con un occhio però alla storia d’Italia, non possiamo fare a meno di ricordare il caso Olivetti, o i fatti che riguardarono l’ENI di Enrico Mattei o lo CNEN dell’Ing. Ippolito, storie ricordate come grandi occasioni per un potenziale primato industriale che l’Italia non ha saputo proteggere e che ha perso. Ora, considerata proprio l’importanza strategica che il progetto in questione sembra avere, serve capire se l’Italia di oggi sia sufficientemente matura e pronta per difendere l’ICO Valley dall’eventuale boicottaggio, che possa venire dall’interno o dall’esterno del Paese.
Per la Senatrice Tiraboschi si tratta in effetti di una questione cruciale alla quale ci risponde ricordando la vicenda di Marisa Bellisario, “una donna visionaria che avrebbe potuto cambiare le sorti del nostro paese, ma che fu affossata dalla politica. Alla fine degli anni Settanta, quando era impensabile l’idea di portare la rete in casa, Marisa intuì in questa tecnologia delle telecomunicazioni il futuro dello sviluppo economico”.
La Senatrice ci racconta che “nel 1984 Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio (e anche Segretario del Partito Socialista Italiano, NdR), la nominò Presidente della
Commissione per le telecomunicazioni. Era il momento di maggior successo professionale in cui Marisa avrebbe voluto completare il suo progetto industriale con la
nascita di Telit, che grazie alla fusione di Italtel e Telettra, azienda FIAT di settore, sarebbe dovuta diventare il colosso italiano delle telecomunicazioni. Il suo progetto naufragò perché la FIAT non volle una donna come CEO. Prodi e Romiti dissero: No”.
Non nasconde la sua preoccupazione la Senatrice, perché in Italia “oggi c’è una politica sempre meno capace a pianificare strategie nazionali e a stringere accordi multilaterali per posizioni di peso a livello internazionale e altresì sempre meno visionaria e drammaticamente solo attenta al consenso del momento e al piccolo territorio di riferimento, che per quanto importante per tradizioni e culture locali, mai potrà sopravvivere se non adeguatamente inserito in un paese attrattivo è competitivo”.
Ma una buona notizia, sempre oggi, è che la Senatrice Tiraboschi non si arrende: “non mollerò la mia determinazione su questo progetto nel quale ho creduto fin dal 2018, quando l’economia digitale e ancora più l’IA erano argomenti sconosciuti ai più e sui quali pochi avrebbero scommesso delle risorse”.