
Next generation EU
Sapete perché si chiama così?
Perché le ingenti risorse europee, circa 200 miliardi apparterranno alle prossime generazioni.
Questa è la ragione principale per la quale non dovranno essere sprecate, finanziando paradigmi del passato obsoleti e non più generatori di ricchezza reale e dovranno essere destinate solo a investimenti su nuovi comparti di economia reale.
Il reddito dovrà essere creato dalle imprese e non dallo Stato e le risorse del next generation EU dovranno essere indirizzate a contesti sani per favorire gli investimenti privati, anziché solo ai consumi con svariate tipologie di bonus piuttosto che alle detassazioni.
Se, come è doveroso, si ritiene che la detassazione sia un segno di civiltà, la si deve affrontare seriamente con le risorse di questa generazione e non con quelle della generazione futura.
La politica ha il dovere di affrontare e valutare il principio dell’equità intergenerazionale alla base di un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile, green, innovativo e digitale, non più inasprito da disuguaglianze sociali e geografiche, dove il capitale sociale viene messo al centro di un programma di irrobustimento di competenze e formazione per essere accompagnato verso una vita dignitosa e professionalmente appagante, anziché una vita di stenti e di continue fughe verso l’estero e incertezze per il futuro.