
Nuovo ritorno a scuola: Ibridazione tra lezioni offline e online
In occasione della riapertura dell’anno scolastico, si riaccende il dibattito con note, talvolta estreme, di scontro tra Governo e Sindacati, che causano strumentalizzazioni e confusione. Come sempre le posizioni di buon senso sarebbero la giusta via da seguire, ma è evidente che l’esperienza, la conoscenza e la saggezza non sono doti così frequentemente e largamente diffuse. Prima della pausa estiva, avevo detto che la soluzione migliore sarebbe stata quella di un’ibridazione tra lezioni in classe e lezioni da remoto e credo di poter ancora oggi affermare che se dovessi avere la responsabilità di decidere, sceglierei caso per caso quanto mix adottare per le seguenti ragioni:
1) Per garantire più flessibilità, inclusione e personalizzazione che rappresentano il buono della didattica a distanza;
2) Per salvare e potenziare con adeguate risorse il tempo pieno e le mense per i bambini che sono poco seguiti dai genitori a causa del loro lavoro e che, se non mangiassero a scuola, rischierebbero di non nutrirsi correttamente a causa della povertà famigliare;
3) Per rafforzare l’innovazione dei docenti, la loro costante formazione e gratificarli, senza ricorrere alle assunzioni di massa, avendo in Italia un rapporto di dieci studenti per professore e prevedendo per il calo demografico una perdita di circa un milione di studenti entro il 2030;
4) Per diversificare l’orario di entrata in classe a seconda del ritmo biologico degli studenti;
5) Per destinare una quota consistente del Recovery Fund a progetti scolastici davvero innovativi e contemporanei che vedano le tecnologie, ben governate dal corpo docenti, diffusamente applicate alle modalità di insegnamento, così come l’abolizione di aule fisse a favore di lezioni in spazi tematici, colorati e funzionali e non già sedie con rotelle e ribaltine.