Tutta la politica sta iniziando a rendersi conto che un lockdown troppo prolungato può provocare danni economici, sociali e psicologici ed è quantomai necessario che tutti i governi unitamente ai ricercatori valutino una strategia di uscita, possibilmente coordinata a livello internazionale, viste le interconnessioni forti di un mondo globalizzato.
A questo proposito, però, vediamo già all’interno del nostro paese quanto sia difficile coordinare le azioni delle diverse Regioni; se ci allarghiamo all’Europa, la difficoltà aumenta ancora di più e se pensiamo al mondo intero, lo sforzo sembra impossibile.
L’unica certezza che sembra si possa avere è che la seconda ondata del virus, quella che ci aspettiamo in autunno, potrebbe essere meno aggressiva della prima, perché l’epidemia si stabilizza e diventa più gestibile. Non possiamo invece essere certi che l’appiattimento della curva e la fine del lockdown si avverino contemporaneamente.
Le strategie di uscita, quindi, devono prevedere in tempi brevi anche un piano per affrontare una seconda ondata. Potremmo dire che esistono tre modi per farlo:
1) resistere;
2) costruire;
3) difendere.
RESISTERE significa mantenere il lockdown fino a quando il tasso dei nuovi contagi si avvicina allo zero e poi riaprire preparandosi a un’aggressiva strategia di contenimento, che significa diagnosticare i casi della seconda ondata velocemente, tracciare i contatti e, se necessario, isolarli.
COSTRUIRE significa far guadagnare tempo alle strutture sanitarie per riprendersi dalla prima ondata e aumentare la loro capacità ricettiva e di personale per affrontare la seconda, con la conseguenza che il lockdown in questo caso è sufficientemente lungo per rimediare alle carenze e la riapertura è graduale.
DIFENDERE significa interrompere bruscamente il lockdown e proteggere chi è più vulnerabile al virus, vale a dire gli anziani e le persone che per le loro condizioni di salute potrebbero ammalarsi più facilmente. Per centrare questa strategia è necessaria un’ampia azione di controllo per individuare le persone infette – soprattutto quelle asintomatiche – e assicurarsi che non entrino in contatto con quelle più fragili.
A questo si dovrebbero aggiungere i test sierologici. L’effetto complessivo sarebbe una riduzione dei casi critici e dei decessi e una minore pressione sugli ospedali. Al tempo stesso, si potrebbe realizzare l’immunità di gregge tra la popolazione meno fragile.
La scelta di una fra queste tre strategie dipende dal tempo che occorre per raggiungere l’immunità di gregge, cioè quel punto in cui un sufficiente numero di persone ha acquisito gli anticorpi specifici impedendo al virus di circolare facilmente.
Non si sa ancora se guarire dal Covid-19 ci rende immuni sul lungo periodo, ma anche se l’immunità fosse temporanea, una volta che è sufficientemente estesa, ne rallenterebbe o addirittura fermerebbe la diffusione.
Non possiamo sapere quale probabilità di funzionare abbiano queste strategie. Possiamo solo valutarle utilizzando dei modelli, ma i calcoli sono validi quanto i dati e le ipotesi su cui si basano.
L’Intelligenza Artificiale aiuta, certamente, l’elaborazione di questi calcoli ma non possiamo non considerare che la casualità insita nei processi sociali può portare a un’ampia gamma di possibili risultati.
Questa riflessione ha lo scopo di provare a comprendere quanto non sia facile per chi governa decidere, essendo molte le variabili in gioco e alta la tensione per chi, governando, deve assumersi la responsabilità della decisione finale cercando di ponderare al meglio in un difficile equilibrio tutti gli interessi in campo.
La Cina può essere un modello in una certa misura, ma le strategie di uscita dovranno essere adattate alle condizioni locali. Non tutti i Paesi hanno la capacità di fare i test e di tracciare i contatti. Anche all’interno della stessa Cina, le strategie cambiano da regione a regione. Poiché da un lato l’Unione Europea ha dichiarato che sta lavorando a una strategia coordinata, della quale però per ora non se ne conoscono i dettagli, il mio consiglio sarebbe quello di assumere con coraggio la decisione di cui alla strategia DIFENDERE, invitando il maggior numero di persone a scaricare la app IMMUNI della quale si stanno chiarendo anche gli aspetti di tutela della privacy per maggior tranquillità di tutta la comunità che, sono certa, comprendendo i vantaggi di questa applicazione, non avrebbe alcun problema a fornire i propri dati in cambio di una maggiore sicurezza sanitaria.